Recenti studi sulla nostra zona fanno risalire l’inizio dell’attività calzaturiera al Medio Evo. Alcuni studiosi fanno risalire addirittura al 1385 il primo codice calzaturiero gli: “Statuti dell’Arte della Calzoleria”. Comunque in un documento del 1821 si afferma che già nella terra di San Giusto trovasi una fiorente Scuola dei Calzolari.
Attraverso il censimento del 1901 è possibile stabilire che, a Monte San Giusto, gli addetti del settore calzaturiero erano circa 323 (252 calzolai, di cui 59 sotto i 15 anni, e 71 cucitrici), su un complesso di 821 abitanti il centro storico dove erano concentrate le circa 40 Botteghe Artigiane. Dal 1920 al 1930 inizia la fase dell’innovazione tecnologica con l’introduzione delle prime macchine da cucire che permettono al settore di evolversi con nuovi modelli, diversi dalle solite Chiocchiere o Pappucce. Nascono “Stivaletti alla Polacca” per ragazzi, scarpette alla Ida con tallone alto, Pianelle con tacco di legno o sughero. La stessa produzione di mano in mano perde la sua rozzezza e comincia ad acquistare una linea, uno stile, un’ eleganza del tutto particolare da essere ammirata e venduta in tutto il mondo, in particolare dopo la seconda guerra mondiale e fino ai nostri giorni.
Tralasciando la storia attuale, ormai ben nota a tutti e caratterizzata dalla globalizzazione della produzione che ha fatto perdere ogni peculiarità alla maggior parte dei distretti calzaturieri italiani, è interessante illustrare, per sommi capi, come avveniva in origine la costruzione delle scarpe.